giovedì, dicembre 01, 2005

Storia del sistema pensionistico italiano

ORIGINIIn Italia, la pensione per tutti, vale a dire l’obbligo per tutti i lavoratori di effettuare i versamenti ed il conseguente diritto, al raggiungimento dell’età, di riscuotere la pensione, è nata con l’istituzione dell’ INFPS (Istituto Nazionale Fascista per la Previdenza Sociale), ente creato nel marzo 1933 dal governo Mussolini, e ribattezzato INPS nel 1945.

Alla sua istituzione, l’INPS stabiliva che l’età di pensionamento era a 60 anni per gli uomini e 55 anni per le donne.
L’ammontare della pensione era calcolato sulla base dei contributi versati, quindi in sostanza sul cumulo dei soldi accantonati (ed opportunamente investiti in immobili per salvarli dall’inflazione)
Un sistema di tale fatta, chiamato oggi a capitalizzazione dagli addetti ai lavori del campo previdenziale, godeva di un perfetto equilibrio di bilancio economico.

Il sistema a capitalizzazione è stato abbandonato malauguratamente negli anni settanta, ad opera del sistema politico/sindacale del tempo, per passare all’attuale sistema che vive dei proventi contributivi di quelli che lavorano.
E’ un sistema che si regge in equilibrio finche ci sono tanti che lavorano e pochi che prendono la pensione.
Oggi, non esistendo più il giusto equilibrio tra chi versa e chi percepisce, non si regge più.

All’origine, inoltre, non esisteva il diritto di andare in pensione prima dei termini, sulla base degli anni di contribuzione, come in uso oggi (pensioni di anzianità) diritto che è il principale responsabile dello squilibrio tra versanti e riceventi

Da molti anni ormai le autorità europee ci invitano quasi quotidianamente a voler riformare il nostro sistema pensionistico, portando l’età pensionabile oltre i 60 anni, perché a loro non garba di essere diventati soci in affari con gente che continua a fare debiti, ma i nostri politici fanno orecchio da mercante.
Il conclamato europeismo degli italiani qui non funziona.

PROBLEMA: LE PENSIONI DI ANZIANITA’
Perché sono state create le pensioni di anzianità ?
Quando sono state create?
Da chi è stato creato questo problema?

Cerco di dare una risposta a queste domande sulla base dei miei ricordi e sensazioni.
Ci saranno anche delle inesattezze in quanto dico, particolarmente nelle date e nelle cifre, ma è comunque sempre un quadro veritiero sull’origine del problema ed è sicuramente molto di più rispetto al silenzio totale dei mass-media.

I mezzi di comunicazione lo trattano solo come un fatto di cronaca, senza mai toccare gli aspetti storici e le responsabilità relative.
INIZIO ANNI SETTANTA : FINE DEL VECCHIO SISTEMA
Come gia detto, in origine, tutti andavano in pensione a sessant’anni, anche i dipendenti pubblici, statali e parastatali.
Sono sicuro di questo fatto in quanto mio padre era un dipendente statale ed è andato in pensione a sessant’anni, lui e tutti i suoi colleghi, e mai si è parlato in casa mia di possibili pensionamenti anticipati.

Facevano eccezione a questa regola i corpi militari, esercito, carabinieri, polizia, finanzieri, ecc. che avevano la possibilità di andare a quarant’anni.

Questo privilegio, era, ed è, giustificato dal fatto che per svolgere quelle attività occorre efficienza fisica.
E’ un privilegio pensionistico universale, non solo italiano. Anche negli USA, era, ed è, tutt’ora in atto.
Si deve anche considerare che le leggi in materia provengono da epoche in cui si faceva una guerra ogni tre per due.
La pensione anticipata rappresentava un modo per attrarre persone ad arruolarsi e per compensare uomini per i servigi resi alla nazione.

Bastava lasciare le cose com’erano anche in Italia, come fatto negli altri stati, e non ci sarebbe stato il problema delle pensioni.

Nel 1968 è iniziata una contestazione giovanile di portata mondiale, Il famoso sessantotto.

In Italia il sessantotto è durato più di un decennio, provocando sconvolgimenti a catena con un continuo susseguirsi di rivendicazioni politico/sindacali, fino a generare il fenomeno delle brigate rosse.
Questo è stato di gran lunga il periodo più nero vissuto dall’Italia nel dopoguerra (sono chiamati gli anni di piombo) e tra i danni che ha prodotto c’è stato il dissesto del sistema pensionistico.

PRIMO PASSO: PARIFICAZIONE DI TUTTI I DIPENDENTI PUBBLICI
Ad un certo punto (fine anni sessanta) i sindacati dei dipendenti pubblici hanno preteso che tutti i dipendenti del settore pubblico godessero degli stessi diritti pensionistici, cioè che tutti gli impiegati statali ottenessero gli stessi diritti dei militari.
(Su questo fatto, e sull’ epoca a cui lo attribuisco gradirei conferme o smentite da parte di persone che hanno vissuto le vicende dall’interno degli enti statali)

Pochi o nessuno nel mondo politico si è fatto sentire per ostacolare questa rivendicazione.
D'altronde era in atto una gara (baldoria) elettorale continua dove il blocco PC/PSI chiedeva tutto, compresa la felicità, gratis e subito, per tutti, e la DC si premurava di non dire mai di no, anzi magari si metteva in concorrenza e faceva contr’offerte più gradevoli al palato.

I diritti che erano riservati ad una categoria di circa 500 mila individui (i militari) sono stati così estesi a sei o sette milioni di persone.
Si sarebbe dovuto semplicemente dire di no: se uno intraprende la carriera del bidello sa che è diversa da quella del carabiniere
Ma agli interessati (i sindacati) “non glie ne poteva fregare de meno” come dicheno i romani de roma.
E a chi doveva decidere interessava solo l’amicizia elettorale di un tale esercito di impiegati statali.

E’ nato quello che poi è stato definito il fenomeno, anzi lo scandalo, delle “baby pensioni”.

I mezzi di comunicazione, che erano in mano allo stesso consorzio politico che aveva promosso l’operazione, non hanno fatto niente per divulgare in anticipo le conseguenze della “riforma”.
Lo scandalo è diventato però evidente anni dopo, quando molta gente si è trovata parenti, amici e vicini di casa, in pensione all’età di quarant’anni e anche meno.

SECONDO PASSO: ADEGUAMENTO DEI LAVORATORI DI AZIENDE PRIVATE AI DIPENDENTI PUBBLICI
Una volta fatto il primo passo, il secondo è stato una conseguenza quasi inevitabile.
Preso atto di questo nuovo stato dei dipendenti pubblici, tutto il resto del mondo operaio e impiegatizio, (altri venti milioni e più, di persone) appoggiato ovviamente dal sindacato ha detto :
E noi ?
Dove sta l’eguaglianza sociale ?

E la frittata era fatta.
Non ci sono state grandi battaglie sindacali per ottenere questo beneficio; la controparte non erano i perfidi industriali ma bensì mamma Stato, mansueta, benefica, mucca da mungere.
Mucca peraltro costituita da 60 milioni di contribuenti italiani.
Il gestore formale del potere, cioè la DC, era ormai totalmente appiattita al Partito Comunista ed ai sindacati.

Si è solo dovuto raggiungere un compromesso: si al diritto alla pensione di anzianità, ma solamente con almeno 35 anni di contribuzione.
Che per molti ha voluto dire poter andare in pensione a 50 anni.

Queste decisioni sono state prese senza preoccupazioni di bilancio da parte dei promotori (le cosiddette forze sociali), e senza il coinvolgimento dell’opinione pubblica ne contrasti governo-opposizione, che se non altro avrebbero provocato un pubblico dibattito.
Tutto ciò nonostante che in tutto il resto d’Europa si andava, e si va, in pensione a 65 anni.
SITUAZIONE NUOVA
Di questo nuovo quadro, oltre ad approfittarne gli aventi diritto, ne hanno approfittato anche le aziende che hanno potuto far salire sul carro dell’INPS milioni di persone diventate scomode.

Le pensioni di anzianità hanno anche mandato in malora tutte le casse previdenziali separate dall’INPS, in quanto, per legge, si sono imposte assurdamente le stesse regole (pensioni d’anzianità) a tutti.
Casse previdenziali che, in questi ultimi anni, sono passate necessariamente all’INPS, in quanto è a questo calderone che confluiscono i soldi di mamma-Stato a ripianare i debiti.
Ultima in ordine di tempo l’INPDAI, la cassa dei dirigenti d’industria.

Tutti i cambiamenti legislativi di cui sopra venivano fatti dal parlamento senza alcuna preoccupazione rispetto ai problemi di spesa pubblica.
Ma che bisogno c’era di preoccuparsi !!!
Lo sport di moda era quello di chiedere.
Tant’è vero che si è dovuti arrivare alla presidenza di Pertini per introdurre una clausola nelle procedure di approvazione di leggi di spesa : la clausola prevede che quando il parlamento delibera una spesa deve anche individuare la copertura economica.

Elementare no ???
E va bene, nessuno ci aveva pensato !!!
E poi che male c’era ? Lo Stato aveva la macchinetta per stampare i soldi e coprire cosi i buchi.
Solo che questo produceva un’inflazione del 20% annuo.
I buchi in realtà li coprivano poi le famiglie che vedevano bruciati i loro pochi risparmi.

Adesso il sistema è stato ereditato da uno Stato che ha perso la prerogativa di poter stampare soldi.
Gli Euro li stampa solo l’Europa. E allora i debiti bisogna pagarli con le tasse. Capito??!!!
QUALCUNO SI E’ FATTO SENTIRE NEL MONDO POLITICO ?
Nel mondo politico pochi hanno fatto sentire le loro voce, anzi, a pensarci bene me ne ricordo uno solo: Ugo La Malfa, voce che gridava nel deserto. Predicava l’austerità.

Predicava l’austerità non solamente riguardo le pensioni. C’erano anche altri fiumi di spesa, ma quello delle pensioni è sempre stato il più grosso

La Malfa (Partito Repubblicano Italiano) raccoglieva un 5% dei voti. Dicevano che faceva l’interesse degli industriali
I partiti allora gettonati erano DC, PC, PSI.

Io ho sempre votato PRI.
Prima Ugo La Malfa, in seguito Giovanni Spadolini.
Sono obbligato a incensarmi per far sapere che non sto parlando con il senno di poi.

Il caos politico e amministrativo italiano degli anni di piombo ha prodotto un unico buon risultato (c’è sempre il rovescio della medaglia): gli italiani sono diventati gli europeisti più convinti di tutta Europa.
Hanno preso coscienza della nullità della propria classe dirigente e quindi sperato (unica via di salvezza) in una autorità sopranazionale, che dall’alto imponesse regole serie.
I GIORNI NOSTRI
I giorni nostri, nella mia concezione, iniziano nel 1994 con il primo governo Berlusconi.
In quel momento si è verificato uno scontro frontale tra il governo e l’opposizione sul tema pensioni, con un evento di portata storica; l’adunata sindacale a Roma a piazza S.Giovanni contro il tentativo di riforma delle pensioni proposto da Berlusconi, evento del quale intendo parlare in uno scritto successivo.
Franco Valsecchi

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