venerdì, novembre 04, 2005

Turchia in Europa

La Turchia è in lista d’attesa, da diversi anni, per entrare nell’Unione Europea.
L’ingresso nell’UE della Turchia è visto dagli Stati europei in modo conflittuale. Esistono ragioni pro e contro l’entrata della Turchia.
La Turchia è diventata uno stato formalmente laico nel 1923, per merito del dittatore Kemal Ataturk.
Ataturk ha fatto adottare alla Turchia il nostro calendario (gregoriano), il nostro alfabeto (latino), la monogamia, la separazione del potere religioso dal potere politico, ecc, un balzo formidabile verso il mondo occidentale. Un evento unico nella storia delle nazioni.
Membro della NATO fin dal 1952, la Turchia ha costituito un formidabile bastione difensivo nello schieramento anti-URSS. Ora chiede all’Occidente che gli venga riconosciuto questo merito.

Da un punto di vista commerciale la Turchia rappresenta una notevole area di sfogo per l’industria europea, vale a dire un mercato con un territorio vasto più del doppio dell’Italia ed una popolazione di 67 milioni di abitanti ad elevato tasso di crescita.

Di segno opposto al suo ingresso in Europa c’è il fatto di essere al 99% costituita da individui di religione mussulmana, che entrando a pieno titolo in Europa acquisirebbero automaticamente il diritto ad emigrare liberamente negli altri 25 Stati membri dell’UE. Stati membri tutti di religione/cultura cristiana. Situazione totalmente nuova per l’Europa.

Il dilemma per il futuro è questo: cosa potrà succedere in Europa con questo rimescolamento religioso/culturale ? Rimescolamento peraltro in totale contrasto con la storia europea.
Esiste una dolorosa esperienza fatta dalla Yugoslavia, dove la convivenza di cristiani e mussulmani è sfociata in una tragedia.

Gli ottimisti (qualunquisti ?) preferiscono pensare che l’entrata dei turchi in Europa possa favorire un, per così dire, annacquamento, una europeizzazione della loro cultura islamica, e quindi la vedono come una opportunità, in alternativa ad una ghettizzazione, se la Turchia non venisse accettata.

Quella di accettare la Turchia “nella fiducia” sarebbe però una scelta a fondo cieco, dico io.

Personalmente penso che la Turchia dovrebbe essere si accettata in Europa, ma con uno statuto speciale relativamente alla libertà di emigrazione verso i rimanenti Stati Europei.

Vale a dire con una clausola dove l’immigrazione dei turchi fosse ancora soggetta alle decisioni dei singoli Stati riceventi, liberi ognuno di decidere se aprirsi parzialmente o totalmente, ed in ogni caso di poter contingentare di anno in anno gli ingressi.
Questo permetterebbe ai singoli Stati di verificare nel tempo l’effetto della coesistenza tra cristiani e mussulmani, e di poter variare di conseguenza, a loro scelta, il flusso immigratorio.

Questo permetterebbe alla Turchia di poter fruire di tutti i vantaggi economici derivanti dal far parte dell’UE, senza peraltro creare allarmi di natura etnica in Europa.
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NOI E L’ISLAM


Penso di non scoprire alcunché dicendo che tra noi cristiani e l’Islam ci sia incomunicabilità.
E’ una vicenda millenaria dove i torti perpetrati sono reciproci, e non ha senso voler stabilire chi ha avuto più colpe.
La disistima e l’antipatia degli uni verso gli altri è altrettanto reciproca e perenne.
Una delle dimostrazioni più chiare di questa incomunicabilità ci viene, a mio parere, dalla storia della Spagna. I musulmani hanno regnato in Spagna per ottocento anni senza lasciare tracce di sentimenti religiosi musulmani nel popolo spagnolo.

Però fino a qualche secolo fa non esisteva un problema che invece esiste oggi:
il mondo cristiano, o meglio la cultura del mondo cristiano, cioè del mondo occidentale,
oggi ha preso il sopravvento su tutte le altre culture.
Noi quasi non ci accorgiamo di questo fatto, perché siamo all’interno della cultura vincente.
Gli altri, quelli esterni, ne sono certamente più consapevoli.
Le culture non occidentali, o sono state distrutte, vedi quelle precolombiane, o sono in via di estinzione (Cina, India, ecc) o sono estinte da tempo, vedi il Giappone.

Fa eccezione l’Islam, che pur resistendo è però accerchiato. I musulmani infatti non possono fare a meno di usare una molteplicità di simboli, tecniche, prodotti occidentali, quanto meno per poter comunicare con il mondo a loro esterno, anche quando l’interlocutore è giapponese, cinese, indiano.
Infatti il calendario è quello Gregoriano, l’alfabeto è quello latino, la lingua è quella inglese, il telefono, il cinema, la radio, la televisione, il computer ecc. sono occidentali.
Senza contare che anche i musulmani usano quanto mai volentieri l’auto, l’aereo, i piroscafi e le miriadi di prodotti industriali e scientifici, inventati dall’occidente cristiano, comprese le armi.
Questa supremazia della cultura occidentale è odiata dal mondo islamico, che si sente schiacciato e sottomesso.
A questa avversione, dovuta alla supremazia culturale dell’occidente cristiano, si deve aggiungere, in certe aree del globo, l’odio dovuto a questioni politiche. Ma quest’ultimo non è un fattore costante; vedi la differenza che ci può essere tra Irak e Kuwait.

I musulmani però, anche quelli tranquilli che non fanno la guerra all’occidente, non accettano di farsi integrare culturalmente dall’occidente. Vogliono restare quello che sono.
Lo dimostrano anche nel loro aspetto più esteriore, cioè il modo di vestirsi. Nel resto del mondo nessuno mette più le palandrane che usano loro. Senza poi parlare dei loro usi e costumi sociali e dei loro regimi politici integrati nella religione.

Ovviamente la gamma dei sentimenti che albergano nel cuore dei musulmani è vastissima.
Quelli più tranquilli si limitano a difendere tenacemente questa loro identità culturale, dove la religione è centrale ad ogni aspetto della loro vita ed investe anche la sfera del potere temporale.

I fondamentalisti, all’altro estremo della galassia islamica, sono inoltre convinti che sia loro dovere fare la guerra a tutto ciò che non è Islam, non solo agli americani. Basti pensare alla statua di Budda distrutta recentemente dagli afgani (e per la quale hanno sofferto anche e soprattutto i cristiani/occidentali)
I fondamentalisti non sono dei combattenti per i diritti del terzo mondo, non si ergono a difesa dei popoli affamati dell’Africa. Anche la questione palestinese non è la motivazione principale del loro agire.

L’obiettivo della loro guerra è quello di far vincere l’Islam su tutto il resto del mondo, che in questo momento è primariamente l’occidente. Resto del mondo che viene identificato come l’incarnazione del demonio.

Ed un fatto importante e preoccupante sono i sentimenti popolari dei musulmani, che esulano dalle politiche dei loro governi. Sentimenti sui quali i politici possono fare ben poco.

Un esempio emblematico è quello verificatosi in Turchia durante la partita Lazio-Galatasarai il 12 settembre, giorno successivo ai fatti di New York, quando è stato fatto osservare un minuto di silenzio nello stadio. Il pubblico ha fischiato il minuto di silenzio mostrando di essere dalla parte dei terroristi.
La Turchia è da mezzo secolo nella NATO, ed è sempre stata considerata dagli americani un caposaldo militare fondamentale nello schieramento antisovietico.
Inoltre si noti che i Turchi non sono arabi, sono musulmani ma tra i più moderati.

Problemi analoghi ma molto peggiori esistono in Egitto, dove Nasser che ha fatto tre guerre ad Israele, perdendole tutte e perdendo il Sinai, è morto (nel suo letto) da eroe, osannato dal popolo.
Il suo successore Sadat che ha fatto la pace con Israele e ottenuto la restituzione del Sinai è stato ammazzato dai fondamentalisti islamici dell’esercito. Ora Mubarak, un moderato, deve stare attento a come si muove se non vuol fare la fine di Sadat.

Franco Valsecchi

Siamo tutti Americani

Scrivo partendo dalle conclusioni, così chi si annoia può anche chiudere subito.
Noi siamo tutti americani, dico io.

Quando dico “noi tutti” intendo l’Europa intera, l’Occidente
Sento già molti miei amici che non ci stanno, che si arrabbiano.
Non vogliono essere gli “yankee”
Li capisco, ma la realtà è quella.

La Borsa
Per avere un’idea del nostro grado di autonomia, chi non lo fa mai provi a seguire la Borsa valori.
Appena Wall Street fa uno sternuto le borse europee fanno un colpo di tosse. Ma non il giorno dopo, non un’ora dopo ; no!!! subito !!! in tempo reale. Sono meccanicamente asservite.

D’accordo che la borsa statunitense da sola è più grossa di tutte loro messe insieme. Ma il fatto fondamentale è che in Europa le “previsioni del tempo economiche” si fanno guardando l’economia americana. Quella è il motore. Se non va l’America è inutile illudersi nella ripresa economica.

Uno dice : ho!! ma guarda che l’economia, gli affari, il “business” non sono tutto !!! C’è la cultura, ci sono le identità nazionali, c’è l’uomo, e l’Europa è la patria dell’umanesimo !!! Non abbiamo niente da imparare da nessuno !!!

Il problema è che noi adesso siamo una civiltà industriale, e dobbiamo continuare ad esserla, non siamo più capaci di tornare indietro a vivere vangando l’orto, non vogliamo tornare indietro.

Allora siccome dietro la Borsa ci sono le industrie, che sono quelle organizzazioni che ci fanno vivere, non possiamo snobbare la Borsa solo perché abbiamo alti ideali.

Gli alti ideali servono per indirizzare l’umanità verso obiettivi futuri, migliori moralmente e materialmente, che tutti noi condividiamo.
Nell’immediato gli alti ideali piacciono a noi tutti, ma pochissimi di noi sono disposti a perseguirli anche a costo di sacrifici. Solo quei pochissimi di noi che hanno abbracciato la vita del missionario possono snobbare la Borsa.

Passando dalla Borsa, ed inoltrandoci nelle industrie, si arriva ai posti di lavoro.
Quando andiamo a parlare di posti di lavoro, allora quello che era squallido business, speculazione, ecc. ecc. assume una connotazione sociale, ed entra nella sfera del sacro.

USA padroni del mondo
Dice, ma possibile che noi dobbiamo lasciare che l’America comandi il mondo ???

Facciamo un passo indietro di sessantanni.Gli americani sono venuti in Europa a battere la Germania e l’Italietta. Noi tutti, compresi i comunisti, li abbiamo applauditi.
Io ricordo alcune donne che in strada nel 1944 salutavano i bombardieri americani, che volavano a 5 o 10 mila metri, chiamandoli “liberatori” e invocandoli di tornare.

Noi non li abbiamo chiamati ma loro sono venuti egualmente a liberarci.
Pari pari come con gli irakeni oggi.

Loro hanno impedito che noi dopo aver assaggiato Hitler dovessimo assaggiare anche Stalin.
Se vi pare poco !!!
Noi, seguendo la filosofia americana, democrazia e libero mercato, siamo diventati una potenza industriale. E adesso ci piace vivere così. Anzi, non siamo più capaci di vivere in altro modo.

Arrivati al benessere, noi eravamo stufi della guerra ma loro no.
Quando la Cina di Mao ha tentato di riunificare le due Coree (nord e sud) in una sola splendida Corea maoista di contadini e pescatori, gli americani sono andati là ad impedirlo.

La Corea del sud, rimasta nella sfera d’influenza americana, nel giro di alcuni decenni è diventata una potenza industriale mondiale.
La Corea del nord, che si è crogiolata nel “sol dell’avvenire”, è diventata un centro di miseria mondiale dove i bambini muoiono di fame.

Una cosa del genere è successa anche per Taiwan (Formosa)
E via di questo passo.
Peccato che non siano venuti ad occupare anche il Sud Italia per una decina d’anni !!!

Evoluzione culturale e materiale
Se rifacciamo la storia dell’Occidente a partire dalla scoperta dell’America (1492) e tiriamo le somme vediamo che:
- Gli arabi/mussulmani non hanno fatto un tubo.
- Gli europei nei 3 secoli successivi hanno scoperto le parti del mondo ancora sconosciute.
- Gli europei hanno rivoluzionato le leggi della fisica e dato una spinta formidabile alla scienza in generale. Queste scoperte hanno poi determinato la nascita dell’industria.
- A partire dal 1900 gli USA hanno preso in mano il pallino nella scienza/tecnologia/industria e grazie a questo sono diventati la potenza dominante culturalmente, politicamente e militarmente.
- L’Europa si è messa al traino degli USA, seguita dal Giappone. Ora sono entrate in campo, in termini di emulazione, anche la Russia, l’India e la Cina.

Attualmente il livello di integrazione economica tra i vari Paesi industrializzati, attori in questo scenario, non permette a nessuno di andare per la propria strada, pena un grave decadimento economico/sociale.

Il petrolio
Il petrolio è il pane del mondo industriale. Quando te lo riducono te ne accorgi subito.
E’ già capitato nel 1973 con la crisi di Suez.
Il petrolio è in gran parte sotto i piedi degli arabi. Loro ne hanno già venduto uno sfracello ma con quei soldi non sono ancora riusciti a lanciare nei loro Stati una economia industriale.

Io non ricordo di avere mai comprato, che dico, uno stuzzicadenti con il marchio Made in South Arabia, oppure in Iraq, o in Kuwait, Barain, Doha, Dubai.
Quando finirà il petrolio cosa faranno ? Torneranno a fare i cammellieri ?
Pare che il petrolio finisca entro 40 anni.

Io fossi in loro ridurrei a metà il livello delle estrazioni e raddoppierei il prezzo. Cosi arrivo almeno a farlo durare un secolo senza perdere soldi. E vedrai che in un secolo gli arabi magari imparano a fabbricare almeno le biciclette.
E se gli arabi facessero così cosa faremmo noi ?
Noi, quando l’ambiente si deteriora, cominciamo a menarcele di santa ragione, tra disoccupati e occupati, tra rossi e bianchi ecc. ecc. e così se crepa un po’ di gente si creano posti di lavoro.

Ma non è che Saddam voleva fare qualcosa del genere quando ha invaso il Kuwait, 10 anni fa ?
Se gli americani, (sempre loro è !!!), non lo fermavano forse l’avremmo saputo nel momento in cui invadeva anche l’Arabia Saudita e tutti gli Emirati Arabi. Così dopo decideva lui sui livelli di estrazione del petrolio e sui prezzi.

Ma gli americani sono andati a far fuori Saddam per aiutare noi ? Ue!!! ma noi non siamo mica cosi fessi da crederci !!!
No, no, d’accordo. Gli americani sono andati a difendere gli affari loro. Ma guarda caso, stante il fatto che siamo nella stessa barca, quelli sono anche affari nostri.
L’Occidente ha quanto mai bisogno del petrolio arabo per vivere la sua vita industriale d’oggi.

Ma come mai la Russia, la Cina, la Germania e la Francia (le quattro maggiori potenze dopo gli USA ) non erano interessate a far fuori Saddam ?
Perché Saddam non era mica uno stupido e aveva creato le condizioni per ricattarle. I magnifici quattro di cui sopra hanno fatto per molti anni affari d’oro con Saddam. Affari che alla lunga sono diventati crediti d’oro.
Ciascuna delle quattro era creditrice di enormi somme, che rovesciando Saddam sarebbero andate (e sono andate) perse.

Ma la malevolenza verso Saddam non è dovuta ad un processo alle intenzioni, che però sono tutte da dimostrare ?
Il processo alle intenzioni verso uno che regalava 50 milioni di lire alle famiglie dei kamikaze palestinesi è troppo facile da fare.
Secondo mè non era il caso di lasciarlo comandare in un’area dove c’è sotto “il pane dell’industria”

Io ho applaudito e continuo ad applaudire Bush.
Quelli che vogliono applaudire Saddam e Bin Laden si accomodino pure.
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ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA


Riferimento a “Siamo tutti americani”Io non avrei molto da aggiungere a quello che ho detto con lo scritto “siamo tutti americani" , se non fosse che, dai commenti ricevuti, vedo che non sono stato capito completamente. Probabilmente non sono stato chiaro.

Riassumendo brevemente, ho detto che:

- Il nostro sistema economico/industriale è intimamente legato a quello americano. Non siamo in grado di muoverci indipendentemente da quello senza provocare a noi stessi danni di portata imprevedibile

- Approvo gli alti ideali di pace e fratellanza, che devono guidare l’umanità verso il futuro, ma la gente non è disposta a fare sacrifici per realizzare pienamente tali ideali nell’immediato

- Gli USA controllano il mondo Occidentale, ma nel contempo lo hanno difeso, e lo difendono, dagli attacchi esterni, come ogni padrone difende le sue proprietà.

- l’Occidente d’oggi è una costruzione iniziata 500 anni fa, promossa e partecipata solo dagli europei (anche gli americani sono europei). Gli altri sono rimasti estranei, ma l’Asia si è in seguito accodata. Gli arabi no. E questo non ha niente a che vedere con la povertà del terzo mondo.

- Il petrolio, pane dell’industria, è sotto i piedi degli arabi, i quali però non possono fare quello che vogliono, perché c’è la sentinella americana di guardia.

- Saddam con tutta probabilità voleva affrancarsi da questa sentinella e usare tutto il potere del petrolio per condizionare l’Occidente.

- Condivido quello che ha fatto Bush. Era fondamentale per la sicurezza dell’Occidente eliminare Saddam dalla scena.

Chi ha ragione e chi ha torto
Ora cerco di dire quello che non ho espresso chiaramente nello scritto di cui sopra.

Non intendo dividere il mondo in due: l’impero del bene e quello del male, e di conseguenza aderire all’impero del bene.

No, non è questa la logica del mio ragionamento.
Non sto giudicando chi abbia ragione o torto.
Seguo solamente il mio istinto di sopravvivenza, ed in questo le ragioni o i torti non fanno gioco.

Mi schiero con gli americani per due ragioni:
- primo e più importante, anzi fondamentale, sento di essere nella stessa barca con loro.
- secondo, ritengo che la formula politico/economica di cui essi sono i propugnatori (democrazia e libero mercato) sia la migliore disponibile in assoluto al momento attuale

Difesa della struttura politico/economica in cui viviamo
Io cerco di prendere atto della realtà in cui vivo e mi chiedo se, in seguito ad uno squilibrio del sistema economico/industriale in essere (eventualmente causato da atteggiamenti arrendevoli con gli arabi) io sono in grado di uscire da questa realtà, e vivere in modo diverso, di regredire ad un modo di vita simile a quando ero giovane.
Concludo dicendo che non sono in grado di farlo.
E non è in grado di farlo la nazione intera, sulla quale si basa il benessere di tutti.

Ritengo pertanto legittimo e naturale schierarmi a difesa della struttura economico/industriale nella quale vivo. E’ un fatto dovuto all’istinto di sopravvivenza

A giustificazione verso i moralisti, che mi potrebbero accusare di cieco egoismo, dico che l’istinto di sopravvivenza, fisiologicamente legato all’egoismo, è una necessità vitale.
Ed è quindi legittimo.
Il Padreterno ha introdotto questo istinto in tutti gli esseri viventi, vegetali e animali, a salvaguardia della vita.

Scendendo a livello delle cose pratiche, l’ obiettivo più vicino a cui realisticamente possiamo tendere, per ridurre il contrasto con gli arabi e ridurre la conflittualità, è quello di liberarci dalla schiavitù del petrolio. Far terminare la vita del petrolio prima dei suoi previsti 40 anni di vita.
Lasciando gli arabi al loro destino, del quale io non riesco ad intravedere un futuro.

Perché fare la guerra a Saddam ?
Per potermi schierarmi contro l’attacco all’Iraq dovrei farlo per puro astratto pacifismo unilaterale, oppure per scrupolo dovuto al rispetto dell’indipendenza politica della nazione Irakena, oppure semplicemente per ragioni burocratiche, perché occorreva il benestare dell’ONU, il timbro dell’ONU per attaccare. Sono tutte ragioni insufficienti

Saddam è andato a cercarsela in tutti i modi possibili e immaginabili. Dopo l’attacco al Kuwait ha sfidato durante tanti anni l’ONU con la storia delle ispezioni. Ma l’ONU non poteva essere il suo obiettivo.
Lo ha fatto sicuramente per sfidare indirettamente gli USA, e prendere loro le misure, verificare se erano in grado di muoversi nonostante le pastoie politiche della democrazia. Lui era in grado di fare quello che voleva, non dovendo rispondere a nessuno; il Presidente americano doveva invece avere il consenso del Congresso.
Forse in questa strategia è stato fregato dall’attacco alle Torri Gemelle, che ha compattato l’opinione pubblica americana

L’unica interpretazione che riesco a dare al suo comportamento è che volesse sostituirsi agli americani, .impadronendosi, oppure controllando in qualche modo, l’intera area petrolifera.
Anche la lunghissima guerra fatta all’Iran rientrava forse in questa strategia; allargare la sua zona di potere.
E questo a me non va bene. I padroni attuali li conosco e sono quelli che ci hanno permesso di diventare una potenza industriale. Quelli che vorrebbero sostituirsi a loro non li conosco, e non mi fido di loro nel modo più assoluto.

L’80% dei consumi a vantaggio del 20% della popolazione
Noi siamo il 20% della popolazione mondiale che consuma l’80% delle risorse del pianeta.
E’ uno stato di fatto dovuto allo squilibrio di ricchezza.
Ricchezza dell’Occidente conseguente al lavoro intellettuale e materiale dei suoi cittadini durante gli ultimi cinque secoli, contro la passività della restante parte di umanità. Questo ha determinato la nascita della società industriale, ricca, drammaticamente in contrasto con altre parti del mondo.

Quale molla ha provocato la costruzione del mondo industriale, ed il conseguente squilibrio di ricchezza ? E’ qualcosa di cui noi collettivamente abbiamo colpa ?
No, non è stato il desiderio di dominio sul mondo restante che ha creato questa situazione.
E’ stato semplicemente Il desiderio naturale dell’uomo di voler migliorare costantemente la sua condizione, che lo ha portato a studiare e lavorare, a perseguire questo.
Questo è avvenuto al di fuori di qualsiasi progetto o pianificazione, che avrebbe richiesto l’esistenza di una autorità superiore, mai esistita.

A chi abbiamo rubato la ricchezza di cui disponiamo ?
A chi abbiamo rubato ricchezza ? Al terzo mondo ?
Prevalentemente abbiamo sottratto ricchezza al sottosuolo, dove la ricchezza (minerali, petrolio, gas) sarebbe tuttora giacente, senza il lavoro intellettuale e materiale dell’Occidente.
Forse abbiamo esagerato nell’uso, sperperando un patrimonio della terra a scapito delle future generazioni.
Rimorso di coscienza ? Responsabilità per il nostro modo di vivere ?
Si, nei confronti delle generazioni future per lo sperpero delle risorse del pianeta.

Il terzo mondo è stato danneggiato nelle relazioni commerciali con l’Occidente ?
Si, è vero, Il terzo mondo è stato danneggiato nelle relazioni commerciali, perché i rapporti diretti tra un ricco ed un povero vanno inevitabilmente a scapito del povero.

L’Occidente d’altro canto rappresenta anche la speranza per il futuro del terzo mondo. Qualcosa da imitare. Ed anche, specialmente, qualcuno a cui chiedere aiuto.
L’alternativa all’esistenza di un mondo ricco ed uno povero è quella di diventare tutti “terzo mondo”
Tutto ciò non ha comunque nulla a che spartire con il contenzioso tra arabi ed Occidente

(Sulla questione dei modi per far uscire il terzo mondo da questa situazione intendo esprimere le mie opinioni prossimamente, con un scritto dedicato all’argomento).

La pace secondo gli arabi
L’alternativa a fare la guerra agli arabi è quella fare la pace con gli arabi. Troppo banale.
Si può fare la pace con gli arabi ?
Non certamente con le folle arabe anonime fanaticizzate, guidate da una miriade di capi tribali/religiosi, ognuno dei quali vuol comandare, vuole imporre le sue condizioni.
Non appena qualcuno di loro prende un accordo di pace gli altri lo boicottano, perché ciascuno di loro vuole essere quello che decide. Quindi, bombe, kamikaze e quant’altro il giorno dopo.

Proviamo allora a fare almeno la pace con i governanti arabi, con i Capi di Stato, cioè con quelli che hanno una forte autorità, un solido potere sulle masse. Chissà mai che gli altri si accodino.

Prove di pace a livello di Stati
Nel 1979, dopo 30 anni di guerra a Israele da parte dell’Egitto e degli altri Stati Arabi, Sadat, successore di Nasser, firma un trattato di pace con Israele (accordi di Camp David).
In cambio Israele restituisce il Sinai all’Egitto, Sinai che era stato occupato nel 1973 durante l’ultima delle guerre contro Israele.
Conseguenza del trattato di pace è che la Lega Araba espelle l’Egitto dalla Lega stessa.
Questa è l’attitudine alla pace dei governanti arabi.
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Di : Alessandro Lazzari
Visto che l'amico Franco mi tira in causa a proposito di arabi, Saddam, Bush e compagnia bella (Spagna e toreri c'entrano solo di sfuggita) rispondo alle sue osservazioni (a qualcuna solo a dire il vero, l'argomento richiederebbe ben più tempo e attenzione).

Parto anch'io dalle conclusioni, tanto per non essere da meno:

"Io ho applaudito e continuo ad applaudire Bush. Quelli che vogliono applaudire Saddam e Bin Laden si accomodino pure."

Bisogna per forza applaudire qualcuno, e nella fattispecie qualcuno di questi contendenti?Semplicemente non mi piace come Bush affronta i problemi, e credo che non piaccia nemmeno a molti americani. Questo non significa affatto avere simpatie per Saddam, Bin Laden o altri personaggi del genere. O ci si deve schierare senza discutere?

E veniamo ora a qualche altro argomento messo in campo da Franco.

"Facciamo un passo indietro di sessantanni. Gli americani sono venuti in Europa a battere la Germania e l'Italietta. Noi tutti, compresi i comunisti, li abbiamo applauditi. Io ricordo alcune donne che in strada nel 1944 salutavano i bombardieri americani, che volavano a 5 o 10 mila metri, chiamandoli "liberatori" e invocandoli di tornare. Noi non li abbiamo chiamati ma loro sono venuti egualmente a liberarci. Pari pari come con gli irakeni oggi."

A sentirla raccontare così, viene da commuoversi: "ma come sono buoni questi americani, generosi e disinteressati". Davvero edificante. Non dimentichiamo però qualche punto:1) Quando arriva il vincitore, di solito la gente lo applaude. In quest'arte poi noi italiani siamo sempre stati campioni. Quindi l'episodio degli americani bene accolti (veramente da tutti?) significa poco.2)
Chi invade un paese spesso dichiara che va a liberarlo. Le campagne napoleoniche in Italia erano fatte per liberare le popolazioni italiane (en passant sono servite anche a rifornire il museo del Louvre); pure noi nel nostro piccolo siamo andati nel '35 in Abissinia per liberarla (da Hailé Selassié, immagino); anche l'URSS nel '56 corse a liberare l'Ungheria da elementi controrivoluzionari e borghesi.
I nostri amici americani, che non sopportano che qualcuno viva senza democrazia, hanno liberato l'Europa da Hitler e da Mussolini che avevano abolito la democrazia. Peccato che si siano fermati lì e già che c'erano non abbiano anche liberato da Stalin l'Europa dell'Est e qualche altra contrada dalle parti degli Urali. Forse erano stanchi, forse si era esaurita la spinta. Comprensibile dopo tante fatiche.3) Ripresa lena, i nostri amici cowboy ripartono con la loro campagna moralizzatrice e nel '54 rovesciano il governo del Guatemala (che pretendeva di non consegnare democraticamente i prodotti della terra alla United Fruit), nel '73 mettono in sella quel campione di democrazia di Pinochet e di quando in quando si esibiscono in altri interventi più o meno scoperti, sempre nell'interesse della nobile causa.4)
Sempre per difendere la democrazia i nostri amici yankee tengono poi basi militari nei cinque continenti, accolti con sentita gratitudine dalle popolazioni locali, come possono testimoniare quegli sprovveduti sciatori del Cermis o le ragazze di Okinawa graziosamente violentate dagli eroi dell'USAF (mi viene in mente Manzoni: "(Lecco aveva) il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese,... niente di nuovo sotto il sole).5) Ora è venuto il turno dell'Iraq, e pur di liberarlo i nostri non hanno badato a sacrifici: 500 morti in un anno di guerra-lampo (by the way: chissà quanto durerà una guerra lenta?).
Peccato che nel contempo siano crepati anche qualche migliaio di militari liberati, più circa diecimila liberati civili (il numero esatto non si conosce e probabilmente non si conoscerà mai, ma irakeni e palestinesi si accoppano all'ingrosso e non è il caso di sottilizzare tanto). Doloroso, ma ogni cosa ha un prezzo. Oggi in Iraq scarseggia la benzina (veramente il colmo!) e l'energia elettrica arriva a singhiozzo, in compenso non c'è più Saddam (detenuto senza imputazione e senza alcuna garanzia legale, proprio come i prigionieri di Guantanamo) e questo rende la gente felice: lo dicono i sondaggi d'opinione fatti dai nostri.
Loro di opinion polls se ne intendono. Non hanno però spiegato come mai, se i sondaggi sono attendibili, non sia possibile procedere a regolari elezioni.
Adesso l'amico Franco mi darà del comunista, ma mi spiace deluderlo e gli consiglio di lasciare a Berlusca un tal modo di ragionare: non ho mai avuto simpatie per il comunismo e non ne ho neppure ora. Solo non gradisco essere preso in giro e provo fastidio quando sento Condoleeza Rice dichiarare che loro si son mossi per portare la democrazia o Bush sostenere che sì, le armi di distruzione di massa non si trovano ma comunque ci sono (questo si chiama avere fede!) e che comunque è stata fatta la cosa giusta.
I nostri avi almeno erano meno ipocriti: invadevano l'Africa e l'Asia per colonizzarle e non si vergognavano di dichiararlo. Oggi si ciancia di uguaglianza, democrazia, pari dignità dei popoli e via di questo passo e poi fanno i propri comodi esattamente come una volta.

L'amico Franco mi rimprovererà anche di ignorare le nequizie del terrorismo, argomento principe sbandierato oggi da chi irrompe in casa del vicino sfondando la porta per rompergli la testa e così farlo diventare più buono, di sfuggita infilandosi in tasca l'argenteria a titolo di risarcimento.
No, non ignoro che ignobile cosa sia il terrorismo e non gradirei affatto saltare domani per aria a causa di qualche criminale che pretende di portar avanti la sua causa uccidendo a tradimento gente inerme.
Ma qui sta il punto: che cos'è il terrorismo? Semplice - risponderebbe chiunque - è appunto usare violenza a tradimento contro gente indifesa. Bene, se le cose stanno così concludo che Churchill (bombardamento a tappeto di Dresda con bombe incendiarie, obiettivo civile, 150mila morti) e Truman (bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, obiettivi civili, 270mila morti) erano due terroristi da far impallidire quell'untorello di Bin Laden. Con la differenza che Bin Laden è l'orco, il cattivo per eccellenza, il lupo mannaro, mentre a Truman diedero il premio Nobel per la pace. Così va il mondo.
Che maniera di ragionare del c..., dirà qualcuno, allora si era in guerra. E con questo? Forse che in guerra è permessa qualunque cosa? E poi Bin Laden è in guerra con l'occidente, quindi si comporta di conseguenza. Semplicemente Bin Laden mi sembra meno pericoloso di Bush, il quale le armi di distruzione di massa le ha per davvero e molto più efficaci di quelle di Saddam.
Quindi ringraziamo di essere dalla parte dei più forti, ma non atteggiamoci a virtuosi e non facciamo finta che gli arabi o quelli che non hanno la nostra cultura siano tutti dei barbari sanguinari mentre noi ci comporteremmo correttamente e cavallerescamente, dato che le cose non stanno affatto in questi termini.

Per essere più espliciti, ignorare o fingere di ignorare che la tecnologia (di cui l'occidente e in particolar modo gli americani sono padroni) non abbia impieghi bellici è un errore. La tecnologia è sempre stata sviluppata per scopi militari e l'impiego civile si è verificato in un secondo tempo come fallout. Nel far questo l'approccio è sempre stato senza regole, nel senso che ogni mezzo era buono pur di far fuori l'avversario. Sotto questo aspetto l'occidente ha grosse responsabilità. Tanto per far qualche esempio:
Chi ha avuto per primo la brillante idea di sganciar bombe da un aeroplano sui pover peones di sotto? Qualche perfido sceicco? No, l'esercito italiano nella campagna di Libia (1912);
Chi per primo per distruggere l'avversario ha impiegato gas tossici, a mo' d'insetticida? Quel cattivone di Saddam? No, l'esercito tedesco nelle battaglie di Ypres (1914-15, di qui il nome di Yprite);
Altri esempi si potrebbero citare, fino alle stragi della seconda guerra mondiale.

Certo gli arabi non sono forti in tecnologia quanto noi e bisognerà aspettare ancora prima che oltre alle biciclette riescano a costruire qualche missile decente. Nel frattempo si arrangiano come possono con bombette varie e cinture esplosive. Ma per favore non scandalizziamoci se fanno un uso disinvolto delle loro armi, perché l'esempio l'hanno avuto dal civilissimo occidente.

Un'ultima considerazione, a proposito del tenore di vita occidentale che ci piace tanto e di cui non riusciamo a fare a meno:E' reso possibile dal fatto che ne beneficia un'esigua minoranza. Per la precisione l'80% delle risorse è nelle mani del 20% della popolazione mondiale. E' come se ci fosse una torta e dieci bimbi intorno: tagliamo la torta in dieci fette e due bimbi arraffano otto fette. Gli altri otto che restano con due fette hanno qualche motivo per arrabbiarsi? O no?

Europa

Genesi di America ed Europa

L’America è nata dall’Europa
Successivamente l’Europa è nata dall’America




Nascita dell’America
L’America nasce per caso, quando Cristoforo Colombo imprevedibilmente ci inciampa sulla via delle Indie (12 ottobre 1492). Dopo una decina d’anni si è capito che era una cosa nuova.
Nel seguito gli europei colonizzano l’America e quindi la nuova creatura nasce con DNA europeo.
Alcuni secoli dopo (1776) il Nord America si scrolla di dosso i “padri-padrini europei”, cioè gli Stati che l’avevano colonizzato, diventando gli USA.
Arrivati a metà del 1800, e disponendo ora di transatlantici a vapore, milioni di europei si trasferiscono in America, dove c’è per tutti la possibilità di mangiare tre pasti quotidiani.
Agli inizi del 1900 gli USA raggiungono la condizione di “maggior potenza industriale/militare del mondo”.

L’Europa di HitlerNel 1940 gli Stati europei scatenano la Seconda Guerra Mondiale.
La Germania Nazista occupa Olanda Belgio Lussemburgo e Francia e ci rimane per quattro anni.
Questo dominio, insieme all’Italia entrata in campo a fianco dei tedeschi, costituisce
“La nuova Europa” come tale definita da Hitler e Mussolini.
Come si può constatare è quindi esistita un’altra versione contemporanea di unione europea, precedente alla UE attuale. (ne erano esistite anche nei secoli e millenni precedenti)
Gli USA sbarcano nel 1943 in Italia e nel 44 in Normandia, scacciano i tedeschi da Italia, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, e occupano la Germania sottomettendo 60 milioni di tedeschi.
(Altri 15 milioni finiscono sotto la falce e martello sovietica)
Questa operazione costerà agli USA 300 mila caduti.
A guerra finita si viene a creare un fronte politico/militare sul confine tra l’Europa-americana e l’Europa-sovietica, fronte che include un piccolo segmento italiano in quel di Trieste.

L’Unione Europea (UE)A questo punto si materializza un pezzo di storia non raccontata (uno dei tanti) su quella che è la genesi dell’Unione Europea. Non raccontata perché non piace al popolo.
Così come, ad esempio, non è mai stato raccontato cosa si siano detti Stalin, Roosvelt e Churchill a Yalta quando hanno deciso le sorti del mondo.
La storia non raccontata (di mia interpretazione) consiste nel ruolo giocato dagli USA per far nascere l’UE
Esiste in quel momento l’esigenza americana di rafforzare l’Europa occidentale, minata dalla propaganda comunista ed esposta militarmente all’URSS.
Contestualmente, i sei stati europei coinvolti dall’invasione americana (gli stessi sei, guarda caso, della prima versione UE) sono a sovranità limitata.
Sono e resteranno per molto tempo alla mercè degli USA.

Materialmente sono ridotti alla fame. Occorre il Piano Marshall (americano) per sfamarli.
Esempio (dal sapore folkloristico ai giorni nostri) delle condizioni alimentari di allora:
dopo un anno e mezzo dalla fine della guerra, il governo italiano decide di aumentare da 150 grammi a 250 grammi la razione di pane procapite giornaliera.

Gli USA “suggeriscono” ai sei governi di unirsi economicamente, (oltre che militarmente con la Nato) per dar luogo ad un’area industrialmente forte e socialmente ricca, che possa produrre anticorpi al comunismo, e che avvolga in un legame indissolubile le sei nazioni.
Questa è la genesi dell’UE, più che mai realistica e fuori dai trionfalismi di circostanza.

Una volta avviata l’UE ha poi marciato autonomamente, senza spinte esterne, attraverso le tappe successive, in quanto percepita come cosa più che mai positiva (dai politici di parte anticomunista)
Ed i padri fondatori, (che in quel momento storico non potevano essere che padri-mandatari) di cui parla la storiografia ufficiale hanno fatto egregiamente e meritoriamente la loro parte.
Il loro ruolo era comunque molto più duro e difficile di quello dei politici odierni. Le posizioni che occupavano in quel momento richiedevano nervi d’acciaio. Se l’Occidente avesse perso loro sarebbero spariti fisicamente dalla scena umana e dalla storia.

Una riprova della mia teoria è data dal fatto che i comunisti italiani (stupidamente seguiti dai socialisti di Nenni), si sono battuti aspramente contro la nascita dell’UE, in quanto percepita chiaramente come il frutto di una strategia anti-comunista. Vale a dire il parallelo economico della NATO.
Conclusioni

L’Europa attuale è due volte figlia degli USA:

La prima volta in funzione antinazista
Gli USA l’hanno strappata a Hitler con la straripante forza militare di cui disponevano.

La seconda volta in funzione anticomunista
Gli USA l’hanno concepita ed imposta ai sei Stati europei
perdenti (vedi nota)
Una volta creata l’hanno presidiata, politicamente e militarmente, di fronte all’URSS di Stalin.

A mia opinione personale è difficile, o comunque contradditorio, essere europeisti e contemporaneamente antiamericani viscerali, gastroenterici, intestinali fino ad osteggiare i McDonalds

Nota: Francia Belgio Olanda e Lussemburgo sono state perdenti con la Germania
Italia e Germania perdenti con gli USA
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EUROPA



30 anni di guerra civile in EuropaSe immaginiamo l’Europa come unico agglomerato geografico/politico, cioè come una nazione, possiamo dire che durante il secolo passato l’Europa ha vissuto una guerra civile iniziata nel 1914 (prima guerra mondiale) e terminata nel 1945 (seconda guerra mondiale).
Quindi una guerra civile durata trent’anni, durante i quali hanno avuto luogo anche la rivoluzione d’ottobre 1917 in Russia, che ha instaurato il comunismo, e la guerra di Spagna del 1936.
E’ stato probabilmente Il periodo più sanguinoso di tutta la storia umana.
Questi 30 anni di guerra civile sono stati poi seguiti da altri 45 anni di guerra fredda, (cioè di odio politico senza guerra in Europa) guerra fredda terminata con la caduta del muro di Berlino nel 1990.

La lotta fratricida, iniziata nel 1914 per esclusive ragioni di predominio coloniale in Africa ed Asia, con responsabilità equamente distribuite tra tutte le potenze europee di allora, si è poi conclusa con la guerra di rivincita scatenata dalla Germania nel 1939, provocata in gran parte dalla frustrazione e umiliazione del popolo tedesco, a seguito delle pesantissime condizioni imposte da Francia e Inghilterra nel 1918 alla Germania, come risarcimenti di guerra.
Condizioni consistenti nella sottrazione di tutte le colonie, mutilazioni territoriali e pene pecuniarie tali da ridurre in miseria i tedeschi.

Quanto sopra è stato il prologo all’unificazione europea.

Perché l’Europa unita ?
Come è nata l’Europa ?
Chi l’ha fatta nascere ?
Perché è stata fatta nascere ?
Quale è stato l’interesse propulsore di questa iniziativa ?
Chi ne ha sostenuto la crescita fino ad oggi e chi l’ha osteggiata ?

Nascita dell’Unione EuropeaL’Unione Europea l’hanno fatta nascere gli Stati Uniti d’America. Sissignori, gli USA.
All’indomani della fine della seconda guerra mondiale (1945) gli USA si sono trovati davanti all’esigenza di creare un blocco forte in Europa, per contrastare politicamente, e se necessario militarmente, l’URSS.
Il modo più efficace per dare coesione a questa alleanza europea e creare un blocco forte, era sicuramente l’integrazione delle economie nazionali, cioè una condizione di reciproca dipendenza tra queste nazioni. L’integrazione economica avrebbe inoltre creato ricchezza, e quindi vanificato e spento il desiderio di comunismo nell’Europa occidentale
In quel momento gli americani comandavano sugli Stati dell’ Europa occidentale, sconfitti in guerra e occupati militarmente.
L’autorità americana sull’Europa occidentale era stata ratificata anche dall’URSS a Yalta, in cambio dell’equivalente autorità russa sull’Europa dell’est.

I cinque Stati fondatori
Non a caso i “cinque Stati fondatori” dell’ Unione Economica Europea, vale a dire Italia, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia, erano stati tutti conquistati (liberati) militarmente dagli USA. Tutti quindi tenuti ad obbedire.
Erano gli Stati che avevano perso la guerra.
Nessun altro Stato europeo è stato invitato ad entrare; semplicemente perché gli altri non avevano obblighi verso gli USA.
Gli inglesi infatti, nella loro veste di vincitori, (perciò partecipanti alla conferenza di Yalta) non avevano l’obbligo di entrare e non sono entrati subito nell’unione europea. Lo hanno fatto molti anni dopo, di loro scelta, quando hanno deciso che conveniva anche a loro.

I padri fondatoriI governi europei hanno sempre presentato la nascita dell’Europa come un evento europeo spontaneo, esaltando il ruolo storico dei padri fondatori.
Senza voler togliere alcun merito ai cosiddetti padri fondatori dell’Europa, (tra i quali c’era il nostro splendido e coraggioso De Gasperi) ma questi signori hanno svolto il semplice ruolo di esecutori più che di fondatori, pur avendo interpretato sicuramente con grande convinzione ed entusiasmo la loro parte.
Questo lo dico con tutto il rispetto e l’ammirazione per quegli illustri e degnissimi signori.

Per chi non ne fosse convinto ribadisco che è impensabile che i leader politici di queste nazioni sconfitte (che stavano risollevandosi con i prestiti americani del Piano Marshall) avessero in quel momento storico l’autorità ed il carisma per avviare un progetto politico delle dimensioni dell’ Unione Europea, di loro iniziativa, senza l’input degli americani, che in quel momento erano anche truppe di occupazione dell’Europa.

La storia dei padri fondatori l’hanno inventata i governanti europei, d’accordo con gli americani, per darsi un’immagine di autonomia ed autorevolezza di fronte al popolo.
Per dare inoltre lustro alle loro nazioni di fronte al mondo.
In altre parole, per non presentare l’Europa al mondo come un agglomerato di “repubbliche delle banane”.
Era anche una necessità politica di fronte al mondo comunista.
Va detto comunque che i politici di parte anticomunista hanno abbracciato entusiasticamente l’idea europea ed hanno sempre combattuto per realizzarla.
Quindi, gli americani hanno si fondato l’Europa, ma hanno trovato un terreno fertilissimo su cui impiantarla.

Nasce la NATO
Gli USA quindi, prima hanno creato la NATO (1949), alleanza militare comprendente gli USA e gli Stati Europei, poi hanno “invitato i cinque paesi fondatori” a fare l’unione economica europea, il “cemento più sicuro” per rafforzare il blocco politico-militare, mettendo insieme cinque nazioni che non avevano nulla da spartire tra loro, e che fino a quel momento avevano fatto amicizia solo sparandosi.

Nasce la CECAPrimo passo dell’unione economica europea è stata l’istituzione della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) avvenuta nel 1951.
Il carbone e l’acciaio erano in quel momento gli elementi strategici per la rinascita industriale.

Questo passo, di natura urgente, è stato il preludio all’unione economica più generale, che avverrà nel 1957 con la ratifica del Mercato Comune Europeo.

Quelli che volevano l’Europa e Quelli che non la volevano
Il mondo comunista comprendeva perfettamente le finalità strategiche, in funzione anti-URSS, dell’unificazione europea, e quindi combatteva il movimento di unificazione.

In Italia i comunisti, apertamente schierati con l’URSS, non volevano l’Europa, per le ragioni simmetricamente opposte per cui la volevano gli americani.

Il Partito Comunista Italiano (PCI), insieme al PSI di Nenni, si è opposto strenuamente sia alla unione militare europea (NATO) sia alla unione economica europea, che è iniziata nel 1953 con la riduzione dei dazi doganali sulle merci, negli scambi commerciali tra le cinque nazioni.

Ci sono state battaglie ostruzionistiche leggendarie in Parlamento, scioperi e dimostrazioni di piazza durissime, da parte di comunisti e socialisti insieme.

Bisogna dire che l’unione economica europea è stata osteggiata anche dai grandi industriali di allora, in quanto eliminava le barriere protezionistiche doganali a cui erano abituati. Molte aziende, abituate a vivere in situazioni di monopolio, sono crollate all’apertura delle frontiere.

Ma non c’era niente da fare.
Il destino dell’Europa, sia occidentale che orientale, era stato deciso privatamente a Yalta da Rooswelt, Churchill e Stalin, (febbraio 1945) riuniti in quel luogo a questo preciso scopo.
In base a questi accordi l’Italia è degli americani.

Gli eventi sono più forti delle simpatie
Gli italiani, senza alcun merito, senza potersi pronunciare, senza poterci metterci il becco, si sono trovati dalla parte giusta cioè la parte vincente.
Il …..caso ha voluto così.
Il PCI, all’epoca, sosteneva la politica estera dell’URSS come avrebbe fatto un organismo di stato sovietico vero e proprio.
Per averne un’idea bisogna pensare alla faccenda di Trieste, contesa da Italia e Yugoslavia, dove i comunisti italiani appoggiavano le pretese della Jugoslavia, contro l’Italia, essendo la Jugoslavia in quel momento inserita nel blocco sovietico

Nasce il Mercato ComuneTappa fondamentale per la nascita dell’Europa l’avvio del Mercato Comune Europeo (MEC)., marzo 1957.
Con il MEC vengono aboliti i dazi doganali tra i 5 paesi, viene cioè realizzata la libera circolazione delle merci. E’ la premessa per arrivare alla libera circolazione di uomini e capitali, realizzata completamente solo nel 1999, insieme alla moneta unica.
Alla votazione in parlamento per la ratifica del MEC, il PCI di Togliatti vota contro.

Svanisce in Italia l’opposizione all’Europa
Poi, negli anni sessanta, l’opposizione del PCI all’Europa comincia a calare gradualmente, man mano che la gente prende coscienza di che cosa sia il mondo al di la del muro.

I leader comunisti si rendono conto che la partita del comunismo, a livello mondiale, è persa.
Allora iniziano a criticare la costruzione europea con motivazioni geografiche: l’Europa così come viene progettata è incompleta; dovrebbe includere anche i paesi dell’est.

Arrivati qui, vista la situazione, adesso vorrebbero entrare anche loro.
Fingono di non sapere che non si possono integrare economie capitaliste con economie comuniste.

Negli anni 70, l’opposizione ideologica alla costruzione economica dell’Europa unita si dissolve totalmente: gli italiani tutti, di destra e di sinistra, sono diventati europeisti convinti.

E’ l’effetto degli anni di m… piombo dell’Italia. Italia che rischia seriamente di deragliare.
La gente ha preso coscienza della pochezza della sua classe dirigente, e vede nell’Europa la ciambella di salvataggio, qualcosa di esterno all’Italia a cui aggrapparsi, in cui poter sperare per raddrizzare una baracca che sta andando alla deriva.

Lo sforzo per rientrare in corsaGli altri Paesi europei mettono in discussione il diritto dell’Italia ad entrare in Europa, con la sua valanga di debiti. Non vogliono diventare soci in affari con qualcuno che è sulla via della bancarotta.

I nostri politici avvertono il pericolo ed accettano di fare un passo indietro, affidando tutto ad Azeglio Ciampi, ex Governatore della Banca d’Italia, persona fuori dai partiti, capace di leggere, scrivere e far di conto.
E questa è la svolta positiva che rimette in carreggiata l’Italia e la fa entrare in Europa.

Cosa significa europeismo nel nuovo millennio
Arrivati al nuovo millennio, con l’unione monetaria fatta, si parla ancora di europeismo e di antieuropeismo. Non è ben chiaro cosa voglia dire.
Il processo di integrazione europea ha ormai raggiunto un punto di non ritorno.
La moneta comune è l’elemento determinante.
A nessun governo può venire in mente di tornare indietro, sarebbe un suicidio politico.
Grazie al cielo questo è uno stato di fatto irreversibile e non può più essere messo in discussione.

Le accuse reciproche di antieuropeismo che si lanciano occasionalmente i partiti sono di natura demagogica.
L’interrogativo d’oggi è piuttosto un’altro : e adesso cosa facciamo ?

Dove vogliamo arrivare
L’unione Europea si va allargando. Siamo a 25 Stati ma non è finita. Altri ne devono arrivare per prendere a bordo tutto il Continente.
D’altra parte si parla di aumentare ulteriormente l’integrazione tra gli Stati membri, mettendo insieme la politica estera e la difesa.

Io lascerei si entrare tutti gli Stati che lo desiderano, (purché siano geograficamente giustificati) ma fermerei per il momento il processo di integrazione. Ciascuno Stato si tenga le sue prerogative e poteri attuali punto e basta. L’unione economica è già una grande conquista ed è più che sufficiente per essere contenti, senza imposizioni di politica estera per nessuno e senza grandezze militari da far valere.

I sogni di politica estera comune (potere politico) e di difesa comune (potere militare) rivelano la megalomania di una parte dei politici, che attraverso l’Europa comune vorrebbero poter giocare un ruolo mondiale, alternativo a quello degli USA.
Questi sono in prevalenza i sogni dei paesi leader europei (Francia e Germania) i quali avrebbero poi il timone del comando.

E’ inutile e velleitario voler fare gli americaniIl sogno che l’Europa diventi l’alternativa agli USA, sul piano del potere politico e militare, non mi entusiasma per niente.
Non solo, ma dico che non è ne desiderabile ne realizzabile.

Non è desiderabile perché ricreerebbe una situazione simile a quella della guerra fredda di cui ci siamo appena liberati.

Non è realizzabile, non solo nel breve ma neanche nel medio periodo, a causa della differenza della società europea rispetto a quella Nord Americana.

Non si può creare l’esercito più potente del mondo semplicemente spendendo soldi in armamenti.
Nossignore, l’esercito più potente del mondo (quello USA) è basato su una economia continentale dove esiste una stretta integrazione tra quattro componenti fondamentali :
l’industria, le università, la difesa e l’industria spaziale.

La forza militare americana è basata su mezzi tecnologici di avanguardia che non si possono comprare.
Sono il prodotto di una società industriale che non ha nessuna somiglianza con il nostro mondo europeo e che non ha nessuna intenzione di farsi clonare.
Non solo, ma se ipoteticamente questo mondo americano volesse accettare di farsi clonare, non troverebbe gli europei (in particolare gli italiani) pronti a farlo, causa il loro retaggio culturale.

Trilussa
Se paragoniamo l’Italia gli USA dobbiamo subito fare i conti con dati statistici importanti, riguardanti l’attitudine della gente.
In Italia lavora il 40% mentre negli USA lavora il 60% della popolazione.
Bisogna porre molta attenzione a queste cifre : il 60% rispetto al 40% rappresenta il 50% in più. Non è uno scherzo.
Questa differenza è in gran parte dovuta alle nostre leggi sociali sul pensionamento e sulla mobilità. A noi piace la vita comoda.
Questo pensiero mi da l’opportunità di concludere allegramente questa noiosa dissertazione con dei versi di Trilussa, dedicati al Serpente Boa, che nella mia mente rappresenta gli italiani.

QUESTA E’ LA STORIA DER SERPENTE BOA
CHESSE NUTRE DE MERDE SECCHE

E MMAGGNA
E BBEVE
E RROTTA
COM’UN FIJO DERRAMIGNOTTA

E SSE RRIPOSA SOTTO LI PAMPINI DELL’UVA
RIMPIAGGNENDOSE LLANIMA
DELLI MORTAACCI SUA

Franco Valsecchi