domenica, gennaio 24, 2010

Energie rinnovabili e sistemi di accumulo

Carissimo Sergio, mi complimento per la completezza del tuo intervento.
Ti confesso che mi prendi un poco spiazzato. Sono felicissimo di aprire un colloquio a questo livello.
Per darti della risposte più serie, non dettate dall’ideologia che ciascuno di noi conserva nel cuore, mi riprometto di raccogliere più informazioni.
Una cosa seria però la voglio dire subito. Il quadro che ho fatto io, e che ho trasmesso con l’e-mail ad Augias, è quello della situazione di oggi a livello industriale. Oggi si fabbricano questi oggetti. Altri disponibili non ce ne sono.
E’ chiaro che dobbiamo guardare anche al futuro. La speranza risiede nel futuro.
Per quanto riguarda la trasmissione TV alla quale ho assistito e mi ha fatto incazzare, ti garantisco che non era al livello di cose scientificha. Nessuna menzione è venuta fuori riguardo le sperimentazioni in corso, come ad esempio il fotovoltaico a concentrazione di cui si sta occupando Rubbia in Spagna, che è la cosa futuristica più vicina nel tempo e realistica nei risultati.
Siccome gli incontri di Augias in TV consistono sempre nella recensione di libri usciti di recente commentandoli insieme all’autore, i discorsi lasciano poca speranza a cose non dette per distrazione o mancanza di tempo o altro.
L’esperto, autore del libro era presente.
Si parlava solo di celle fotovoltaiche domestiche e pale eoliche.
Il tono della trasmissione era quello dello scandalo dovuto alla trascuratezza di queste realtà da parte di chi comanda e che punta invece cocciutamente sul nucleare.
Ho sentito parlare di tutte le alternative di cui parli, ma che non ho mai approfondito. Per il momento penso che una o più di loro, alla lunga, potrà diventare prevalente e attirare gli investimenti necessari per divenire quella/quelle vincenti. Una volta identificate le tecnologie debbono essere industrializzate, condizione indispensabile per sostituire le tecniche attuali.
Realisticamente penso che i tempi saranno molto più lunghi dei vent’anni sperati o sognati.
Ad esempio, qualche anno fa si parlava in continuazione di idrogeno, come fosse la soluzione imminente, del prossimo futuro. Il nuovo mondo dell’energia dietro l’angolo. Qualcuno aveva iniziato ad installare distributori di idrogeno per le auto. (probabilmente a titolo propagandistico/politico) Adesso l’idrogeno è sparito dalla circolazione. Il profeta dell’idrogeno era l’americano Rifkin, che girava il mondo a far conferenze (e milioni di dollari). Adesso Rifkin è sparito dalla circolazione !!!.
Sarebbe una gran bella cosa se venisse risolto il problema di realizzare le batterie auto di grande capacità. Autonomie di 500 kilometri.
Sono convinto che la tecnologia risolverà questo problema. L’auto elettrica (già ne stanno uscendo ma con autonomia limitata) è un oggetto di straordinaria semplicità. Si potrebbero vendere i kit di montaggio in luogo delle auto. Sarebbe la fine dell’industria automobilistica.
Mi farò sentire quando avrò qualcosa da dire.
Questa chiacchierata mi rinverdisce le nostre discussioni di un tempo durante il pranzo in mensa insieme a Renato, Sandro e Brunello.
Mi sono mancate molto. Le mie e-mail sono il tentativo di sostituirle. Un surrogato.

Energie rinnovabili e sistemi di accumulo

Caro Franco,
i sostenitori della necessità di sostituire, più o meno integralmente nella produzione di energia elettrica, i sistemi che utilizzano i combustibili fossili od il nucleare con fonti di energia non inquinanti (solare od eolico), se sono competenti ed intellettualmente onesti, sanno bene che le caratteristiche di intermittenza (ciclo giorno-notte) e di irregolarità (variazioni metereologiche), di queste fonti richiedono il loro completamento con sistemi di accumulo dell’energia.
Sono stati proposte diverse soluzioni:
A) Il sistema “Solare a concentrazione” che già utilizza “sali fusi” ad alta temperatura come fluido, vettore del calore dalle parabole alle turbine, può usare un serbatoio, isolato termicamente, di tali sali per accumulare energia termica da fornire durante le 16/18 ore di assenza di luce solare,
B) L’energia elettrica generata direttamente dai “Sistemi Fotovoltaici “ può essere utilizzata per produrre idrogeno da elettrolisi .L’idrogeno può essere accumulato per essere poi utilizzato in loco o a distanza nelle “celle a combustibile” o come combustibile non inquinante.
C) Negli USA si pensa di poter accumulare energia sotto forma di aria compressa a 75 Atm pompata in caverne o miniere abbandonate. L’aria compressa verrebbe poi rilasciata, a richiesta, per muovere una turbina dopo essere stata riscaldata bruciando una piccola quantità di gas naturale (vedi LE SCIENZE marzo 2008 pag. 44).
D) La diffusione di auto elettriche alimentate da batterie di nuova generazione potrebbe offrire l’opportunità di immagazzinare energia da fonte FV nelle ore di alta disponibilità.
Si fa notare che anche energia idroelettrica ha all’origine una fonte intermittente ed irregolare: “la pioggia” !
La Natura provvede ad accumulare la sua energia potenziale negli strati di roccia porosa dei bacini imbriferi che alimentano i fiumi. L’uomo ha pensato di sfruttarla meglio con le dighe in montagna che gli permettono di avere a disposizione molta potenza per poche ore o viceversa meno potenza per più ore.
Gli amici di AUGIAS hanno forse letto un articolo di “LE SCIENZE dicembre 2009 pag. 52” dove si sostiene che, a livello
Mondiale nell’anno 2030, sarebbe possibile disporre di tutta la potenza necessaria alla intera popolazione della terra per il suo fabbisogno di energia elettrica e calcolata in 11,5 TW utilizzando solo fonti di energia pulita.
Dall’ ACQUA ( correnti marine,onde, idroeletricità, geotermia) 1,1TW ; dal VENTO 5,8 TW ; dal SOLE 4,6 TW.
Che ne dici ? Comunque complimenti sinceri per aver acceso la discussione su di un argomento tanto importante.

Vuoto di potere

In questi giorni, ad Haiti, nella tragedia, assistiamo a quello che significa il vuoto di potere.
Il vuoto di potere significa il ritorno allo stato selvaggio. La legge del più forte.

Fatti come questi generano pietà e sgomento in tutti noi. Non c’è più il capo: i più deboli diventano vittime.
Chiedo venia se colgo l’occasione per citare esperienze personali del tutto lontane dalla situazione in oggetto.
Ricordi personali lontani anni-luce dalla tragedia di Haiti.

Nel mio piccolo, da ragazzino, ho potuto assistere ad uno “scampolo” di vuoto di potere.

Il 25 Aprile 1945, giorno di fine della guerra e cambio della guardia, c’è stato un brevissimo intervallo, forse un giorno, dove a Milano non comandava più nessuno. E’ bastato quel piccolo intervallo per lasciare libera la gente di fare quello che voleva.

Bè, non era forse il giorno della liberazione ???

Avevo 12 anni ed abitavo in periferia di Milano, alla Bovisa, in una casa di ringhiera. Quattro piani di operai.
Nanca un sciur, nanca un lader, nanca una lògia (lògia=femmina di suino).
Io con i miei coetanei, eravamo sempre in strada, la palestra dove abbiamo imparato a vivere. Tutti quanti autodidatti.

Il venticinque aprile, non so per quale ragione siamo andati in gruppo alla stazione delle Ferrovie Nord della Bovisa, forse ad un kilometro da casa nostra. Qualcuno ci deve aver detto qualcosa.
Arrivati sul posto abbiamo prima assistito e poi partecipato, al saccheggio di un treno merci fermo in stazione.
Alcuni uomini buttavano giù dai vagoni degli scatoloni. Quelli che stavano sul marciapiede li arraffavano strappandoseli a vicenda.

Poi aprivano gli scatoloni per vedere il contenuto. Se non era di loro gradimento abbandonavano lo scatolone e tornavano all’assalto del materiale di bordo vagoni. Era una mischia ma senza botte. Una cosa leale, sportiva.

Preso coscienza della situazione, noi picciotti abbiamo capito che potevamo solo arraffare le scatole abbandonate dagli adulti, accontentandoci di quello che c’era dentro.

Di buona voglia ci siamo dati da fare. Dopo un po’ ciascuno aveva la sua scatola. Questo ci bastava e subito abbiamo abbandonato il campo ad evitare possibili rapine da parte di gente più grande.

Il mio bottino è consistito in una scatola piena di pipe in radica, nuove di zecca dalla fabbrica.
Altri avevano preso dentifrici, palloncini gonfiabili e non ricordo cos’altro.

Sulla via di ritorno si camminava in un corteo di gente che portava a casa il suo scatolone con il bottino.
A metà strada, il percorso passava in via Varè davanti alla chiesa parrocchiale ed all’oratorio, dove noi ragazzi eravamo di casa.

In mezzo alla strada si era piazzato il parroco, Don Egidio Trezzi, che invitava tutti, implorava tutti a ritornare e restituire tutto quanto avevamo conquistato.

Don Egidio era in mezzo alla strada con le braccia allargate, come un vigile quando ferma il traffico, e predicava ad alta voce.
Inutilmente. Don Egidio in quel momento aveva perso tutta la sua autorevolezza. Lui adesso era un signor nessuno.
Il flusso di gente passava sui marciapiedi guardando avanti, lo sguardo fisso nel vuoto.
Nessuno lo conosceva e salutava.
Nessuno, dico nessuno, lo cagava.
Lui, in quel momento, era uno spaventapasseri.
Arrivati poco dopo, in piazzale Lugano, ci sentivamo ormai a casa nostra e non temevamo più di poter essere rapinati.

Allora ci siamo fermati a curiosare dentro agli scatoloni.
Quello che aveva i palloncini, divertito ha cominciato a gonfiarli. Erano tutti di colore giallastro e non diventavano tondi.
Assumevano strane forme allungate.
I passanti occasionali ridevano divertiti, ma, specialmente le donne, ridevano in modo un po’ strano. Anche scuotendo la testa.
La percezione nostra ci diceva che stavamo dando spettacolo.
Allora come conseguenza, tutti noi a darci dentro a soffiare nei palloncini, lanciarli in aria e ridere con la gente ma senza sapere il perché.

Prima di arrivare a casa, un ragazzotto vecchio di qualche anno più di noi, ci spiegò bene o male cosa fossero i palloncini e alcuni dettagli sul loro utilizzo.
E fu così che tutti noi perdemmo l’innocenza.
Il venticinque aprile del 1945, giorno della liberazione nazionale.

Fu una storica lezione di educazione sessuale. Di quelle in uso all’epoca.

Saluti affettuosi a tutti gli amici

FRANCISCOFRANCO