domenica, novembre 20, 2005

Il ricordo di Giovanni

Carissimo Franco,
anche se non sono milanese (vengo dalla bassa modenese, al confine con il ferrarese.
Il paese e` Finale Emilia.
Il mio paese degli anni '40-50 (5-6 mila abitanti a quei tempi) puo` essere paragonato ad un quartiere popolare di Milano.
Noi avevamo il fiume (il Panaro), i piu` fortunati avevano un locale dove poter lavare in vasconi di cemento.
Questo locale quasi sempre si affacciava sul cortile ed aveva il pavimento in terra battuta, come del resto molte botteghe artigine adiacenti.
Ricordo il venditore del ghiaccio col suo carretto, il venditore di pesce e rane che girava con la sua mercanzia in una cassetta di legno posta su un portapacchi (dietro) della bicicletta, il venditore di latte, cha arrivava col latte appena munto dalla stalla, in bicicletta col suo carretto o con i bidoni appesi al manubrio.
Ricordo che si aspettavano "i magnan" (spesso zingari, allora non erano cosi` malvisti) che viaggiavano di paese in paese e che arrottavano coltelli, aggiustavano pentole in rame, alcuni facevano lavori di facchinaggio o piccoli lavori in casa.
Ricordo il venditore di legna e carbone col suo carro tirato dal cavallo (o forse mulo), i macellai che con un carretto spinto a mano, tutto chiuso e foderato di lamiera e dipinto di rosso, andavano al macello e, per alcuni anche deposito frigorifero o facevano le consegne, il camion dei pompieri che ogni giorno veniva usato per lavare le strade.
Ricordo i sacchi di merce esposti per la vendita in drogheria ed in particolare quello del riso in cui mi piaceva tanto affondare le mani e far scorrere il riso fra le dita (di nascosto naturalmente), i barattoli in vetro da cui il droghiere pescava le caramelle di zucchero.
Ci sono tanti altri ricordi che si affacciano alla mente.
Grazie ancora per il tuo racconto veramente bello.
Giovanni
Bene, se permettete aggiungo anch'io in modo telegrafico qualche flash all'elenco di Giovanni.
Anche se sono cose personali penso che molti ci si ritroveranno e che gli entusiasti a oltranza del progresso potranno provare un piacevole brivido nel constatare quanta strada abbiamo compiuto da quei tempi bui.
Allora, listo alla rinfusa, come mi viene in mente:
- Lo zucchero venduto sciolto nel cartoccio blu;
- Il gelataio col triciclo;
- Il carrettiere in città col cavallo che scacazzava sull'asfalto (io andavo a raccogliere il letame per l'orto di mio padre);
- La carrozzella in attesa di clienti davanti alla stazione (dalla puzza d'orina anche un cieco si accorgeva di essere arrivato alla stazione. Mi ricordo che quando dipinsero le striscie di uno dei primi passaggi pedonali, uno di questi cavalli si prese paura e non voleva attraversarlo);
- L'unico telefono del paesello. Per ricevere una telefonata si doveva chiamare qualche ora prima l'addetto del posto pubblico che ti veniva a cercare a casa.
- L'unico telefono privato del caseggiato (del vicino di pianerottolo);
- Il primo telefono di famiglia. Un monumento tutto nero appeso al muro in posizione di riguardo;
- Il contadino che all'alba partiva ad arare, per pendii impossibili, con un coppia di buoi (va la' Mor,... gridava);
- L'arrotino, con una strana bicicletta convertibile (si trasformava in una mola per arrotare i coltelli);
- Le mondariso nelle risaie (oggi ci sono i diserbanti);
- Le rane nelle risaie (le hanno uccise i diserbanti);
- La nebbia (quella che si tagliava col coltello. Quella di oggi fa ridere);
- Mio zio che faceva il bagno al mare con la canottiera;
- La lucerna a petrolio;
- La curva di porfido sul circuito di Monza;
- La Mille Miglia (quella vera. Non c'era ancora stato l'incidente di Castellotti);
- Il Settebello (era un treno, non un preservativo);
- L'olio comprato sciolto in un'apposita bottega. D'inverno c'era un freddo tale che formava dei bellissimi cristalli nel bottiglione di vetro;
- Il vescovo di Prato che tuonava contro due suoi concittadini additandoli come "pubblici concubini";
- Oscar Luigi Scalfaro che in un ristorante di Roma critica scandalizzato una signora a suo parere troppo scollata e viene sfidato a duello dall'accompagnatore della signora;
- Un medico (non ricordo il nome) che dopo aver procurato un aborto fugge in Sudamerica (chissà se è tornato e ha chiesto i danni allo stato italiano);
- Lascia o Raddoppia cui si assisteva religiosamente nel bar del quartiere (un buon mezzo chilometro di strada);
- Un non meglio identificato mio coetaneo di cui si favoleggiava che, dopo aver messo nei pasticci due ragazze, fosse corso ad arruolarsi nella Legione Straniera (questa non ho mai saputo se era vera. Tuttavia il solo fatto che apparisse verosimile la dice lunga. Significativi anche i commenti ammirati: "Certo che farsela dare addirittura da due...");
- I tram col bigliettaio;
- I treni a vapore;
- Autoblindato degli Alleati sulla Via Aurelia (ricordo molto vago. Adesso per vederne uno bisogna andare fino in Iraq);
- La Befana del Vigile;
- Le suore negli ospedali, con un'enorme cuffia che sembrava la cupola del palazzetto dello sport; - Il Novara (di Piola? non son sicuro) in serie A;
- Le barche di legno (intendo dire col fasciame di legno);
- Le donne che andavano a far la spesa con la gaetana (una specie di borsa. Gli shopper di plastica dovevano ancora arrivare);
- Le donne con le calze di seta con la cucitura dietro;
- La Balilla (era un'automobile);
- La Littorina (era un treno);
- La Fiat 1400 con scocca portante e senza parafanghi esterni. Ci sembrava un oggetto venuto da un altro pianeta ("sembra americana", era il massimo dell'encomio allora) e De Chirico la ritrasse in un quadro (ignoro se preso dall'ispirazione o se profumatamente remunerato dalla dirigenza Fiat di allora - leggi Valletta, Gianni Agnelli aveva i calzoni corti);
- L'autostrada Milano-Laghi a una carreggiata. Si pagava all'entrata e in certi caselli per uscire si doveva girare a sinistra (avete capito bene, si doveva tagliare la strada a quelli che venivano incontro. L'addetto del casello guardava da una parte e dall'altra e poi ti faceva passare);
- La Giulietta Sprint col cambio al volante;
- La Giulietta TI (berlina 4 porte, credo che sia uno dei modelli col maggior tasso d'incidenti) coi bellimbusti che stavano seduti in tre davanti e il sedile posteriore vuoto;
- Autostrade e statali di grande comunicazione a tre corsie. Quella centrale serviva per i sorpassi, per il traffico in entrambi i sensi. Garantito il frontale se due sorpassatori ostinati non volevano mollare per primi. Garantita l'emozione sempre, meglio che al Luna Park;
- La sostanziale mancanza di inquinamento. Be' adesso la smetto per non approfittare troppo della vostra pazienza. Se qualcuno ha qualche altro reperto preistorico da aggiungere alla collezione si faccia avanti, si potrebbe mettere insieme un bel documento.
Franco
Aggiungo anch'io.


Avevo circa 6/7 anni e ricordo che a quel tempo mia madre lavava i panni al fosso chiamato da noi il "fossetto" in Vicolo dei Lavandai a Milano.
Sull'angolo di questa via, dove ora c'è un ristorante, a quei tempi c'era un negozio che vendeva acqua calda, soda, lisciva (ora si chiama sodio carbonato), sapone e ghiaccio.
Una volta mia madre mi chiese di andare al negozio a comperare dell'acqua calda perchè doveva lavare i panni e mi diede un secchio vuoto da riempire.
Quando le riportai il secchio mi sgridò perchè durante il tragitto dal negozio al posto dove lei stava lavando i panni avevo versato lungo il percorso parecchia acqua calda dal secchio, da quel giorno non mi chiese più di comprare acqua calda.
Gianpiero





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