sabato, maggio 16, 2009

La Ghisolfa


Ci sarebbero tante altre cose su cui discutere, ma non sempre se ne ha voglia.

Una cosettina leggera (per chi scrive) mi è rimasta sul gozzo qualche settimana fa. Roba da poco.

Ci sono dei nomadi che, cacciati via da qualche altra parte, sono andati a vivere in un ritaglio di terra a fianco del Ponte della Ghisolfa, a Villapizzone, dalla parte opposta alla Bovisa, mia amata patria.
In mezzo ci sono le rotaie dello Scalo Farini.
Ne parla il Corriere.
Il problema non è “di che cosa camperanno i nomadi/stanziali ?”
No !!!!!
Il problema è che fanno sfigurare il panorama, notoriamente zona turistica.
Parte una squadra di vigili urbani e li fa scappare.
Dopo un po’ di giorni altro articolo sul Corriere.
I nomadi scappati hanno attraversato il Ponte della Ghisolfa e si sono accasati di la dalle rotaie, alla Bovisa, in un grande edificio abbandonato dalle Poste Italiane, sempre a lato del ponte, in piazzale Lugano.

Il problema si ripete. I fuggiaschi da Villapizzone rovinano il panorama della Bovisa, altra zona paesaggistica.
Tanto più che abitano in uno spettrale squallido residuo di edificio moderno, annerito dai tubi di scappamento, che se Picasso fosse al mondo ne farebbe un quadro famoso da esporre nella sezione “Horror” del Louvre.
Bisogna cacciarli via, i nomado/stanziali.
Sono brutti da vedere. Stanno troppo male.
Nessuno invece accenna al fatto che si dovrebbe anche bombardare l’ex casermone/horror delle Poste Italiane,
per umanizzare un poco il look della Bovisa.

Ci sarebbero molte altre cose da dire sui nomadi ma bisognerebbe scrivere un libro.

Leggo in questi giorni che hanno “scoperto” intorno a Milano un centinaio di villette abusive costruite dai nomadi.
Bè, dico io, è una medaglia che ha il suo rovescio.
Se è male che si facciano case abusive è invece bene che gli zingari diventino stanziali.
Vuol dire che si integrano, vanno a lavorare, ed i loro figli vanno a scuola invece che a questuare.
Bisognerebbe trovare la chiave di volta per renderli tutti stanziali, ma se qualcuno mette il naso in quell’argomento si scotta.
Finisce nella lista degli xenofobi.

Quelli che invece non si sono ancora integrati nella cultura milanese sono i giovani cronisti del Corriere.
Questi neolaureati in Scienze della Comunicazione (penso io) saranno dei giovani “terruncielli” che non parlano più l’abbatantuonese come qualche generazione fa.
No, loro parlano e scrivono in un italiano forbito, televisivo, impeccabile, ma non hanno studiato la toponomastica storica di Milano, della quale peraltro scrivono.
Il Ponte della Ghisolfa è il nome che ho usato io in questo scritto, ma non loro.
Per loro quello è il Cavalcavia Bacula, come da cartelli stradali, piantine topografiche e navigatori satellitari.

Il Ponte della Ghisolfa è una delle icone di Milano, ma loro non lo sanno.
Forse ci vuole un Master !!!
Il nome Ponte della Ghisolfa non risulta sulle carte ma neanche i nomi dei quartieri di Milano risultano,
però vengono sempre nominati nelle cronache: Bovisa, Affori, Giambellino, Barona, ecc.

In letteratura
Il Ponte della Ghisolfa è il titolo di un famoso romanzo di Giovanni Testori.
Da questo scritto Luchino Visconti ha poi tratto un film: Rocco e i suoi Fratelli.
Vedere allegato Il Ponte della Ghisolfa.

Potrebbe bastare, ma c’è di più, molto di più !!!
il ponte della Ghisolfa era la pista dei fiulot de via Cantoni al numer vot.
Vedere allegati Carelot e Quand serum fiulot

Volevo mandare una protesta al Corriere ma poi è andata in cavalleria.

Ma possibile che in via Solferino non conoscono l’equivalenza Bacula = Ponte della Ghisolfa ?
Dormono e nessuno dice niente ?
E il Consiglio di Zona, votato dai milanesi e occupato dalla nomenclatura politica ?
E i Vigili Urbani ? E il Prevosto della Bovisa ?

Mi darò da fare perché venga data la qualifica di Patrimonio dell’Umanità al Ponte della Ghisolfa

Vostro fedelissimo
Franciscofranco