martedì, novembre 29, 2005

La Cina non c'entra

Lunedi 14 marzo 2005, l’annesso al Corriere “CorriereEconomia” ha ospitato un articolo di Marco Vitale che io trovo particolarmente interessante.

Dice Marco Vitale nel titolo: siamo depressi e la Cina non c’entra.

Riassumo i passaggi secondo mè più significativi.

Da anni la Fiat è in crisi e la Cina non c’entra.
Da anni l’Alitalia è in crisi e la Cina non c’entra.
Con Parmalat abbiamo realizzato la più grande frode della storia e la Cina non c’entra.
Paghiamo l’energia elettrica più cara di tutti (avendo rinunciato al nucleare) e la Cina non c’entra.
Siamo il Paese turisticamente più ricco del mondo ma, in termini di visitatori, siamo terzi in Europa dopo Francia e Spagna e la Cina non c’entra.
La nostra Giustizia è la più lenta del mondo, facendo così girare al largo gli investimenti stranieri, e la Cina non c’entra.
Abbiamo il più alto numero di impiegati statali ma la burocrazia statale più lenta del mondo, e la Cina non c’entra

L’elenco delle piaghe d’Egitto….pardon d’Italia, enunciato da Marco Vitale, non finisce, qui ma si complica e richiederebbe a me troppo spazio.

Voglio invece aggiungere qualche piaga presa dalla farina del mio sacco

Abbiamo, in percentuale sulla popolazione, il più alto numero di pensionati del mondo, cioè il 30%, e la Cina non c’entra.
Abbiamo, in percentuale sul PIL, il più alto debito del mondo, cioè il 106%, e la Cina non c’entra.
Facciamo più sciopero nei servizi di trasporto di tutto il mondo, in modo da far scappare i turisti, e la Cina non c’entra

Può bastare per piantarla qui con il ritratto dell’Italia.

Ma allora la Cina è una bufala ? La Cina c’entra o non c’entra ?
La Cina non è la causa della nostra depressione. Quella è roba nostra, made in Italy.
Adesso però con la Cina (e con altri) dobbiamo combattere tutti, anche noi, sistema Italia.
Il problema è che noi ci troviamo a combattere ma con poca forza, con meno forza di molti altri, in quanto, nei passati decenni, abbiamo creato un sistema debole, l’attuale sistema Italia, con il motore che va a segatura invece che a benzina.

Ma se siamo dei brocchi a questo livello come abbiamo fatto a cavarcela ?
La storia va fatta dal 1970 in poi. Qui c’è stata la svolta. Quando sono diventati adulti quelli che sono andati a scuola sotto il dominio culturale marxista è iniziato il casino.

I governi democristiani sono stati terrorizzati dall’avanzata elettorale del Partito Comunista ed hanno cominciato a “dare”.
Hanno creato un sistema che dava più di quello che incassava.
Lo strattagemma per far vivere un tale sistema era quello dell’ inflazione. Stampando moneta i debiti dello Stato venivano annullati. Venivano però anche svalutati i risparmi della gente e le pensioni, ma i sindacati potevano gloriarsi delle vittorie sul padronato.

Perciò “tutti felici e tutti contenti, il Rè…è vittorioso in tutti i momenti”

In questo modo anche l’industria si manteneva competitiva sul mercato internazionale perché la lira perdeva valore continuamente sulle altre monete e quindi i prezzi dei nostri prodotti erano buoni.

Il sistema (illusorio) ha potuto vivere così fin quando, come condizione per entrare in Europa, ci hanno imposto di mantenere il valore della lira entro certi livelli di riferimento con l’ Ecu (Serpente monetario).
Abbiamo dovuto smettere di stampare moneta ed é cominciato a crescere a dismisura il debito pubblico, non più pagato con la carta stampata.
Allora ci hanno detto che bisognava smettere anche di fare i debiti perché gli altri Stati Europei non volevano diventare soci con dei bancarottieri.
Per smettere di fare debiti è venuta di moda la privatizzazione delle aziende IRI, che erano delle macchine per fare i debiti. Invece i pensionati ed i cassintegrati non sono stati privatizzati. Nessuno li voleva.
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Ieri sera ho assistito ad una delle conferenze più interessanti che mi sia mai capitato di vivere.
Alla BCC(Banca di Credito Cooperativo) di SestoSG, ha parlato della Cina un Missionario del PIME, Bernardo Cervellera.
Una persona che ha vissuto dal 95 al 97 a Pechino ed è anche stato ospite in Italia di notissime trasmissioni televisive.
Riassumere quello che ha detto è per mè praticamente impossibile nello spazio di una email.
Cercherò di fornire qualche flash su aspetti che più mi hanno colpito e che sono fuori dalle visioni più comuni e diffuse.
Cervellera ha esordito con un concetto di base: la Cina è sofferenza.
Ha inizialmente riassunto la storia di come la Cina sia arrivata allo status di oggi, nazione formalmente comunista ma in pratica, selvaggiamente capitalista.
Storia che passa attraverso glorie errori ed orrori del periodo maoista, a milioni di morti di fame, con persecuzioni a tutte le forme di religione, buddista, cristiana ecc.
Oggi lanciatissima economicamente a livello mondiale, con un incremento del PIL medio annuo del 9% costantemente da oltre vent'anni. Un fenomeno assolutamente unico.

Oggi la Cina spaventa economicamente l'occidente per la capacità competitiva, ed entusiasma quegli operatori economici che hanno deciso di lanciarsi negli affari dentro al gigante asiatico.
Pochi percepiscono invece il pericolo rappresentato dalle situazioni di marginalità in cui vive una quota enorme di cinesi.
Si parla di ottanta milioni di contadini che provano ad entrare nel mondo industriale della città e sono trattati come animali.
Lavorano in condizioni disumane ottenendo un ciotola di riso quotidiana ed una miserevole paga, una volta l'anno, ma spesso non vengono pagati.
Questa massa umana schiavizzata (questo è il termine reale), che sempre più spesso si ribella, rappresenta una bomba, che, date la dimensioni, può provocare sconvolgimenti imprevedibili a livello planetario.
La percezione di questa situazione da parte dell'occidente è, in generale, che l'evoluzione sociale porterà, con la contestazione, ad un rallentamento della crescita economica cinese.
Ma è una visione ottimistica, legata alla storia recente dell'occidente, inapplicabile alla Cina di oggi.
Bisognerebbe guardare più realisticamente alla Russia del 1917.
Una rivoluzione in Cina potrebbe essere una sorta di tsunami economico/politico per il mondo intero, in una società globalizzata, e quindi interdipendente.

In mezzo a tanta incertezza e paura, ci sono anche aspetti di speranza: un ritorno spontaneo dei cinesi alla relgiosità, in particolare al cristianesimo.
Un ritorno, fino a poco tempo fa contrastato duramente dalla classe politica, (60 milioni di membri del partito comunista).
Un ritorno che inizia ad essere visto come una speranza dai politici stessi, angosciati da quello che si prospetta a causa dell'evoluzione economica selvaggia.
Un altro aspetto che io vedo con favore è la penetrazione cinese in Africa, non certo perchè favorisca l'Europa. Anzi.
L'Europa ricca, pigra, egoista, immobile, senza più slanci, dedita a proteggere la sua agricoltura dalla concorrenza africana, potrebbe vedere l'Africa cinesizzata.
Questo è l'unico futuro in cui può sperare l'Africa.
I cinesi sono disposti a trasferirsi in Africa, a lavorare, portare capitali e tecnologia e di conseguenza sviluppo economico e sociale, in cambio di materie prime, cioè petrolio e metalli necessari alla loro economia.
Mi auguro che succeda.
Carissimi saluti a tutti
Franco

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